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Industria Farmaceutica: stop ai licenziamenti

by Direzione | lascia un commento

2500 informatori del farmaco perderanno il proprio lavoro nel 2009, entro il n2010 saranno diventati 8.000.
Nell'ultimo decennio le aziende non hanno fatto altro che incrementare il numero nd'informatori per aumentare la pressione sulla classe medica che rappresentava "Il decisore" del fatturato. Ora sono la AUSL, i comitati etici, le commissioni dei prontuari e le istituzioni sanitarie regionali ad avere un ruolo determinante, per cui gli informatori debbono essere"scaricati".

Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti esprime piena solidarietà  agli informatori scientifici del farmaco e in particolare ai tantissimi colleghi farmacisti che hanno perso o sono in procinto di perdere il proprio posto di lavoro grazie a politiche aziendali errate degli ultimi venti anni.
Il farmaco è un bene pubblico cosଠcome lo è l'informazione scientifica, considerando che per legge si dovrebbe occuparsi anche di farmacovigilanza.
Nel settore farmaceutico sta avvenendo ciò che è accaduto nel mondo industrial-finanziario ove si è creata una "bolla" speculativa perdendo di vista l'oggetto dell'attività : il farmaco e la relativa ricerca applicata.
Tale stato di cose è particolarmente grave in Italia ove viene permesso ad aziende farmaceutiche con bilanci in positivo di utilizzare ammortizzatori sociali attraverso "crisi di comodo", per avere il massimo profitto a scapito dei lavoratori.
La pratica del "trasferimento di ramo d'azienda" è una pratica immorale che consente licenziamenti collettivi e permette di trarre ingenti profitti, mentre molto spesso chi acquista è una controllata (completamente o in parte) di chi vende a cui è consentito procedere alla ristrutturazione e quindi ai licenziamenti, allo stesso tempo viene chiesto allo Stato di pagare gli oneri sociali con un costo pubblico inaccettabile.
Giustificare tali comportamenti con la scadenza dei brevetti dei farmaci è assolutamente risibile in quanto tale scadenza è nota da tempo.

La verità  è che manca totalmente una politica industriale d'ampio respiro.
Certamente i ritardi nei pagamenti delle ASL e la crisi dei mercati americani hanno giocato la loro parte, ma l'industria farmaceutica è tra quelle che hanno realizzato negli ultimi anni i maggiori guadagni e molte di loro hanno beneficiato di denaro pubblico, Governo ed istituzioni debbono pretendere un'assunzione di responsabilità  da parte delle aziende verso i lavoratori.
Inoltre, la crisi del settore, s'inserisce nel contesto nazionale, ove l'assenza totale d'opportunità  alternative rende ancora più grave il disagio degli informatori scientifici.
Infatti, permanendo in questo Paese, uno stato di monopolio nella distribuzione ndel farmaco con il numero chiuso di farmacie nel territorio, non sarà  data loro, come a moltissimi farmacisti, la possibilità  di aprire una propria farmacia.
Purtroppo né l'attuale Governo né Farmaindustria si possono annoverare tra coloro che difendono i pochi passi avanti in tema di liberalizzazioni del settore come ad esempio la vendita di SOP e OTC nelle parafarmacie. Questo mentre proprio le politiche di liberalizzazione e la creazione di nuove possibilità  di lavoro, anche autonomo, sono una delle leve fondamentali per risolvere le crisi economiche e far ripartire quell'ascensore sociale fermo normai da anni in Italia.





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