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Focus sulla celiachia: dalla diagnosi alla dieta senza glutine

by Direzione | lascia un commento

La celiachia è un problema molto diffuso in Italia e la sua gestione richiede un importante cambiamento dell’alimentazione e un’attenzione costante a escludere il glutine, pena la ricomparsa della sintomatologia. Abbiamo chiesto al dottor Mauro Minelli specialista in immunologia clinica e allergologia, responsabile del dipartimento di Immunologia clinica, Medicina genomica e personalizzata GVM Care & Research, di aiutarci a comprendere la gestione terapeutica di questa patologia.

 

Dottor Minelli, chi viene colpito dalla celiachia e perché?

La celiachia è la più conosciuta tra le patologie glutine correlate, non la più diffusa. Dati recenti, infatti, documentano un rapporto tra sospetti di sensibilità al glutine non celiaca (gluten sensitivity) e nuove diagnosi di malattia celiaca pari a circa 1:1. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento di incidenza della celiachia nei bambini, per quanto la patologia possa insorgere a qualunque età. Per essere più precisi, la forma classica a esordio precoce vede l’insorgenza dei sintomi tra i 6 e i 24 mesi di vita, mentre nella forma tardiva i disturbi compaiono più avanti negli anni. Esistono poi altre due forme, la forma silente, tipica enteropatia riscontrata occasionalmente in individui non sintomatici, geneticamente predisposti, nei quali si rilevano i classici anticorpi marcatori di malattia, sottoposti a screening perché facenti parte di categorie a rischio, e una forma potenziale, con sierologia positiva per autoanticorpi e normale architettura dei villi duodenali.

La forma classica a esordio precoce coincide con l’inizio dello svezzamento. Nei bambini colpiti, coesistono sintomi gastrointestinali e disturbi da malassorbimento — come arresto della crescita ed eccessiva magrezza. Osserviamo anche alterazioni dell’umore, irritabilità, apatia, ripetuti mal di pancia, stati anemici, bassa statura, il restare distaccati dall’ambiente circostante… potrebbero essere dei segnali piccoli ma importanti nell’identificazione di forme di celiachia atipiche o silenti.

Quali sono i sintomi di questa patologia?

La celiachia è stata definita un’intolleranza permanente al glutine e per tale motivo, attualmente, non esiste possibilità di guarigione ma solo di remissione del sintomo a seguito di dieta senza glutine. Le manifestazioni più classiche sono indubbiamente rappresentate dai disturbi gastrointestinali. Non è infrequente, però, verificare la presenza anche di sintomi extra-intestinali quali anemia da carenza di ferro, osteoporosi, dermatite erpetiforme, bassa statura, anoressia, comparsa ricorrente di afte, alterazioni dello smalto dentale, stipsi, alopecia. La diagnosi di malattia celiaca, che è una malattia a genesi immunologica, si basa su un pool di esami praticabili in ambiente medico. È, quindi, necessario rivolgersi a uno specialista in Immunologia clinica ovvero in Gastroenterologia.

Ci descrive quale alimentazione deve seguire un celiaco?

La tavola di un celiaco non è molto diversa da quella di un soggetto non celiaco e le regole di una sana alimentazione sono sempre valide. La differenza sostanziale sarà incentrata sulla tipologia di cereali: via libera per riso, mais, grano saraceno, amaranto, manioca, miglio, quinoa, sorgo, teff e tutti i prodotti dietetici senza glutine quali mix di farine, pane e sostituti del pane ma anche pasta e prodotti da forno.

Sono invece da escludere tutti i cereali contenenti glutine come frumento, orzo, segale, avena, farro, kamut, spelta, triticale e derivati. Il paziente celiaco, inoltre, dovrà prestare molta attenzione anche ad alimenti confezionati che potrebbero contenere glutine come salse e sughi pronti, salumi e insaccati, conserve di carne o pesce, omogeneizzati e altro.

La mancata aderenza a un piano alimentare privo di glutine, oltre a reiterare una risposta anomala del sistema immunitario con le relative conseguenze sintomatologiche, espone il paziente a un aumentato rischio di insorgenza di altre patologie quali tiroiditi autoimmuni, diabete, neoplasie dell’apparato digerente, malattie dermatologiche come la dermatite erpetiforme, artriti e osteoporosi, disturbi neurologici di vario tipo (come l’atassia o l’epilessia), turbe dell’apparato cardiovascolare o del sistema endocrino, alterazioni dentarie, infertilità e alterazioni del ciclo mestruale, stati anemici.

Esistono alternative terapeutiche alla dieta?

Nel tempo sono state proposte varie alternative alla dieta che a tutt’oggi, però, non hanno trovato riscontro in termini di beneficio clinico. Ad esempio, è stato proposto l’utilizzo di enzimi quali prolil-endopeptidasi batteriche che sarebbero in grado di digerire completamente la gliadina, ma ancora non sono disponibili studi in vivo a supporto. Più di recente, è stato proposto l’impiego terapeutico di una nuova classe di farmaci che agirebbe sulle giunzioni intercellulari chiamate tight junctions (giunzioni serrate). Ma anche di questi, però, mancano le conferme definitive.

Una considerazione finale, dottor Minelli?

Si può esser convinti che l’assaggio di glutine una volta ogni tanto non sia dannoso. Niente di più falso: il sistema immunitario verrebbe impropriamente stimolato, innescando una risposta, anche da una sola briciola.


Fonte:www.lascuoladiancel.it






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