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- LUNEDì 31 AGOSTO 2015 RSS Feed

Alla scoperta della sazietà

by Direzione | lascia un commento

Qualche sera fa, mi sono imbattuta in un noto programma televisivo in cui, tra le varie rubriche presentate, ve ne era una dedicata a un aspetto nutrizionale importante: la stretta relazione tra obesità e potere saziante del cibo. In particolare, veniva presentato un nuovo progetto (iniziato nel 2012 e che dovrebbe finire nel 2016) finanziato dall’unione Europea e a cui partecipa anche il nostro Paese: Satiety Innovation (SATIN). Incuriosita, ho preso spunto dal servizio televisivo per informarmi e approfondire l’argomento e ho il piacere di condividere le informazioni con i lettori.

Come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il sovrappeso e l’obesità affliggono, rispettivamente, il 30-80% e il 10-30% degli adulti. La relazione tra cibo e sazietà è stata più volte studiata e certamente questo non è l’unico progetto sul tema. Tutti noi sperimentiamo ogni giorno a tavola il potere saziante degli alimenti, anche se spesso gli stati d’animo influenzano la nostra percezione del cibo. La scienza ha dato risultati abbastanza definiti su questo argomento.

Sappiamo che i nutrienti saziano in maniera diversa: le proteine sopprimono l’appetito più facilmente, anche se i meccanismi sono poco chiari. Tra i carboidrati ci sono quelli ad alto indice glicemico (zuccheri semplici, cibi raffinati, alcuni tipi di frutta…) che sembrerebbero influenzare il senso di fame; i carboidrati a basso indice glicemico, magari ricchi di fibre, contribuiscono ad aumentare il periodo in cui il nostro corpo non sente il bisogno di cibo.

Il controllo della fame, in breve, passa attraverso due circuiti:

  1. esterno (segnali integrati a livello corticale), legato soprattutto a emozioni, piacere e sensazioni;
  2. interno, controllato a livello cerebrale dall’ipotalamo.

Il nostro cervello possiede infatti due sfere dedicate rispettivamente al controllo della fame (regione laterale dell’ipotalamo e area perifornicale) e al controllo della sazietà (regione ventro-mediale ipotalamica e nucleo paraventricolare). Queste zone, ricevono le informazioni dal nucleo arcuato, una struttura cerebrale che possiede neuroni dotati di recettori per gli ormoni o neurotrasmettitori rilasciati in seguito all’assunzione del cibo (grelina, leptina, glucocorticoidi, insulina, giusto per citare i più famosi). Questi neuroni sono oressizanti —neuro peptide Y (NPY) e peptide correlato all’agouti (AgRP) — o anoressizzanti — pro-opiomelanocortina(POMC) e trascritto cocaina e anfetamina regolato (CART) — e inviano segnali (neuropeptidi) che, agendo sui centri della fame o della sazietà, inducono a mangiare di più o di meno. Il controllo della fame è regolato quindi a breve e a lungo termine, a seconda dei fattori coinvolti e del loro tempo d’azione.

Il valore aggiunto dell’esperimento di cui voglio parlarvi è che non si indagano tanto le molecole quanto si cercano ingredienti e metodi di preparazione che permettano di produrre alimenti volti a migliorare il senso di sazietà e offrire quindi un potenziale aiuto per il controllo del peso corporeo. L’intervista ad Anders Sjödin, dell’Università di Copenaghen, afferma che lo scopo del progetto è immettere sul mercato nuovi prodotti ad alto potere saziante e con poche calorie, cercando di capire come i metodi di preparazione — per esempio omogeneizzazione, trattamenti termici,  fermentazione, eccetera — modifichino il cibo e utilizzando ingredienti o nutrienti quali proteine, fibre, composti fitochimici presenti naturalmente negli alimenti e che influenzano la percezione della sazietà. Questi nuovi prodotti alimentari andrebbero a regolare la sazietà in tre modi: riducendo il senso di fame, accelerando il senso di sazietà all’interno di un pasto e migliorando lo stesso tra due pasti consecutivi. Il progetto è articolato in due fasi e più step che comprendono la sperimentazione in vitro, in vivo, valutazione della sicurezza, dell’efficacia nonché dei benefici a lungo termine per il consumatore.

A oggi, per valutare l’azione degli alimenti, gli scienziati hanno messo a punto un sistema digerente artificiale composto da cinque reattori che mimano i processi digestivi, dotato di sensori chimici e con percorsi di secrezione ormonale. I componenti del cibo vengono immessi nel potente macchinario, estratti in diverse fasi del processo digestivo e successivamente analizzati in laboratori ad hoc per vedere cosa accade in vitro (in cellule umane in coltura) attraverso il rilascio di ormoni. In questo modo è possibile valutare l’impatto del cibo nei diversi stadi del processo digestivo.

Segue una fase di sperimentazione in vivo: i partecipanti all’esperimento fanno colazione, pranzo e cena con i pasti che vengono loro forniti e devono annotare le sensazione di fame o sazietà che ne consegue. Inoltre, i ricercatori si propongono, usando studi in vivo, di esaminare i cambiamenti del microbiota intestinale, delle funzioni intestinali e di indagare i biomarkers dell’appetito.

Effettivamente, i primi risultati indicano un cambiamento del microbiota. Uno dei primi prodotti formulati è un succo di frutta ad alto potere saziante che viene consumato durante il pasto, ma per quel che riguarda gli ingredienti c’è ancora assoluto riserbo.

Rimaniamo quindi in attesa della fine del progetto, dei risultati connessi, nonché di un libro di ricette che, a detta degli autori, dovrebbe essere stilato sulla base delle nuove “scoperte”. Mi piace concludere con qualche riflessione: il progetto è interessante e potrebbe avere ottimi risvolti nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità (e delle patologie correlate), ma se anche venissero immessi nel mercato nuovi prodotti che permettano di aumentare la sazietà in breve tempo, senza ingerire troppe calorie, e anche ammettendo che gli ingredienti siano tutti naturali, permetteranno davvero a tutti di sentirsi sazi dopo aver mangiato? È giusto proporre cibi nuovi che provengono dalla dieta occidentale (per altro di per sé già molto varia) senza alcuna distinzione territoriale e geografica? Non rimane che aspettare e provare.

 

Dottoressa Alessandra Miccono

 

Per approfondimenti:

Fonte:www.lascuoladiancel.it





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