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Il circolo vizioso del cibo grasso

by Direzione | lascia un commento

È un’esperienza comune a molti di noi: nello stomaco c’è sempre spazio per un dolcetto, a fine pasto, anche quando siamo sazi.

Un gruppo di scienziati del Vanderbilt Brain Institute di Nashville (Tennessee, USA), impegnati in un programma di ricerca sull’abuso di sostanze, ne ha forse identificato la causa biologica.

L’assunzione di cibo è regolata da due meccanismi fondamentali in equilibrio tra loro: uno legato alla sopravvivenza e uno connesso al piacere che tale assunzione è in grado di provocare. I ricercatori hanno indagato la trasmissione dei segnali che regolano questi due sistemi e hanno scoperto che l’equilibrio si altera quando si ingeriscono cibi ad alto contenuto di grassi. In pratica, si innesca un circolo vizioso per cui consumare “tasty high-fat foods” aumenta l’appetito e, conseguentemente, l’introduzione ulteriore di cibo gratificante.

L’esperimento è stato condotto su topi con una subunità del complesso mTORC2 geneticamente non funzionante. Questo complesso multiproteico è da tempo nel mirino dei ricercatori per le sue correlazioni con l’insulino-resistenza, l’introito energetico, la crescita cellulare, il cancro, eccetera. In particolare, esso è ​​coinvolto in una serie di meccanismi di regolazione neuroendocrina relativi al “processo di gratificazione”, attraverso il metabolismo delle catecolamine.

Nell’esperimento condotto presso il Vanderbilt Brain Institute, i topi “TH Rictor KO” (TH-cell specific Rictor knockout, nei quali la trasmissione del segnale all’interno del cervello è interrotta a livello del mTORC2) manifestano iperfagia quando sottoposti ad una dieta “high-fat” mentre non si mostrano differenti dai topi di controllo se consumano una dieta “low-fat”. Conseguentemente, nei topi “TH Rictor KO” si assiste a un rapido incremento del peso.

Il prossimo step dei ricercatori statunitensi sarà quello di tentare il ripristino del corretto segnale che coinvolge l’mTORC2 nei topi obesi, per vedere se ciò li porterà ad alimentarsi in modo normale, interrompendo così il circolo vizioso.

Al di là del caso specifico, e dell’annoso dibattito sulla riproducibilità dei modelli animali, gli stretti legami che vanno sempre di più evidenziandosi tra assunzione di cibo e circuiti cerebrali deputati a ricompensa e gratificazione, salienza e dipendenza, fanno sì che la ricerca in questo campo stia diventando sempre più multidisciplinare e intellettualmente intrigante.

 

Per approfondimenti:

Fonte:www.lascuoladiancel.it





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