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Flora batterica intestinale, obesità e metabolismo basale

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Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Manuela Fè, Biologo Nutrizionista, sulla flora batterica intestinale

 

Flora batterica intestinale, obesità e metabolismo basale

Illustrazione di Gianluigi Marabotti

L’intestino umano ospita centinaia di diverse specie di batteri (con un numero di cellule batteriche che supera l’intero ammontare delle cellule che compongono il corpo umano) e costituisce un vero e proprio ecosistema che svolge ruoli fisiologici importantissimi per la salute dell’ospite, tanto da essere considerato come un “organo microbico”, che lavora all’interno dell’organismo.

Negli ultimi anni la ricerca ha mostrato come le alterazioni di questo complesso ecosistema siano in grado di contribuire all’aumento di peso e allo sviluppo dell’obesità. Approfondendo le sostanziali differenze sia quantitative sia qualitative tra la flora batterica intestinale di individui obesi e magri è emerso un legame importante tra flora intestinale e metabolismo energetico: i batteri intestinali sono infatti in grado di influenzare il metabolismo basale dell’ospite.

Un recente studio, particolarmente interessante, ha indagato gli effetti di un farmaco antipsicotico comunemente utilizzato (risperidone) che causa significativi aumenti di peso, mostrando come questo incremento sia associato a un’alterazione della flora batterica. L’aumento di peso che si verifica nei pazienti in cura con il farmaco è largamente influenzato sia dalla trasformazione della flora batterica sia dalla proliferazione di batteri già noti per essere più abbondanti in soggetti obesi. La sperimentazione condotta con le cavie conferma che il farmaco in esame causa effettivamente un’alterazione della flora batterica e un abbassamento del metabolismo — analogamente a quanto già riscontrato sui pazienti — ma, in questo caso, si è potuta trasferire la flora batterica alterata dal farmaco da cavie trattate a cavie di controllo e rilevare lo stesso effetto, a dimostrazione che è questa la causa della diminuzione del metabolismo. Approfondendo lo studio del consumo energetico di questi animali, è emerso che il cambiamento è a carico del metabolismo basale, più precisamente di quello anaerobico, che si riduce notevolmente provocando un minore consumo calorico anche in condizioni di riposo.

La conferma che la flora batterica di un individuo possa modulare l’attività metabolica, contribuendo allo sviluppo dell’obesità, ci permette di comprendere altri meccanismi che — insieme alla genetica, alle abitudini alimentari sbagliate e alla scarsa attività — portano allo sviluppo di questa patologia e dei disturbi, anche molto gravi, che vi si associano.

Abbinare a un trattamento con farmaci di questo tipo un intervento mirato a manipolare o regolarizzare la flora batterica intestinale potrebbe rivelarsi utile a prevenire o curare sovrappeso e obesità conseguenti, così come già è stato da tempo dimostrato che l’uso di prebiotici e probiotici può migliorare le condizioni di pazienti diabetici o con altre patologie metaboliche.

Infatti, anche se non ci pensiamo frequentemente, molti eventi che accadono nel nostro colon possono influenzare il nostro metabolismo e agire sull’insorgenza di malattie a esso legate come obesità, infiammazione cronica, diabete e aterosclerosi.

Per alcuni di questi meccanismi gli studi sono più avanzati. È infatti noto che lo stato di infiammazione cronica associato all’obesità, alla base dell’insorgenza di diverse patologie, è legato essenzialmente all’aumento di fattori infiammatori quali IL-1TNF-αMCP-1IL-6 (alcuni di questi marker sono associati all’induzione della resistenza all’insulina, come, ad esempio, TNF-α che può inattivare i recettori dell’insulina o stimolare le cellule endoteliali a produrre molecole infiammatorie). L’aumento dello stato infiammatorio derivato da una dieta troppo ricca di grassi può dipendere dal fatto che, in queste condizioni, i batteri intestinali producono una molecola infiammatoria LPS (lipopolisaccaridi di origine batterica) che legandosi al recettore CD14 sulla superficie delle cellule immunitarie (monociti, macrofagi, neutrofili) stimola la produzione di ulteriori fattori. Insieme all’aumento di LPS si manifesta l’alterazione della flora intestinale con una riduzione deiBifidobacterium. Invece, con una dieta ricca di fibre prebiotiche come inulina e frutto oligosaccaridi (almeno 20 g di fibre al giorno) si favorisce la crescita di ceppi batterici come Bifidobacterium e Lactobacillus e contemporaneamente la diminuzione dei livelli di LPS nel plasma, e quindi il livello di infiammazione generale. L’infiammazione cronica, tanto dannosa per il nostro organismo, può quindi essere scatenata da un segnale intestinale di origine batterica strettamente legato alla nostra dieta e alle nostre abitudini alimentari.

Un’altra importante funzione della microflora è quella di modulare i peptidi intestinali che controllano il metabolismo energetico e il senso di sazietà. GLP-1PYYgrelina e oxintomodulina sono solo alcune tra le molecole segnale prodotte delle cellule endocrine dell’intestino e che agiscono quali importanti modulatori del dispendio energetico oppure del controllo dell’appetito sul sistema nervoso centrale. Già da tempo si è scoperto che la fermentazione batterica influenza e modula la secrezione di questi peptidi intestinali: numerosi dati indicano che le fibre prebiotiche contenenti oligosaccaridi a catena corta, presenti nella dieta, riducono l’introito di cibo, l’aumento di peso e l’aumento di massa grassa. Questi effetti sono legati all’aumento degli ormoni GLP-1e PYY e alla riduzione di grelina nel sangue, stimolata dalla fermentazione di origine batterica, probabilmente attraverso la differenziazione di cellule endocrine.

Alla luce di queste conoscenze, l’integrazione con probiotici e prebiotici di una dieta può costituire un utile strumento di prevenzione e cura da non trascurare.

 

Dottoressa Manuela Fè

 

Fonti:

Fonte:http://www.lascuoladiancel.it/





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