Aiutiamo la nostra tiroide a rendere al meglio
| Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Manuela Fè, Biologo Nutrizionista, sull’interazione tra alimenti e tiroide
L’ipotiroidismo è una condizione in cui la riduzione dell’attività della ghiandola tiroidea e il conseguente abbassamento dei livelli circolanti di ormoni tiroidei comportano la comparsa di alcuni sintomi come stanchezza, sensazione di freddo, pelle secca, costipazione intestinale, basso tono dell’umore, aumento di peso, crampi muscolari, fino a (in alcuni soggetti) un evidente ingrossamento della ghiandola detto “gozzo”. Nell’ipertiroidismo, invece, l’organismo è esposto a quantità eccessive di ormoni tiroidei a causa di una patologia o di un trattamento; l’aumento del MBR può essere anche molto consistente e determinare una perdita di peso ingente, anche se spesso compensata da un’assunzione calorica maggiore. I motivi per cui la tiroide può perdere funzionalità sono numerosi. Uno dei più frequenti è l’ipotiroidismo autoimmune: una condizione in cui il sistema immunitario attacca e distrugge le cellule della tiroide. Questa patologia può comparire all’improvviso o evolversi gradualmente nel corso della vita. La più comune è la tiroidite di Hashimoto in cui i linfociti producono anticorpi anti-perossidasi tiroidea e anticorpi anti-tireoglobulina, distruggendo le cellule della ghiandola tiroidea. La terapia principale consiste nella sostituzione dell’ormone tiroxina con il preparato sintetico, assunto per via orale (in genere in pastiglie). Alcuni cibi possono quindi interferire con il suo assorbimento, perciò è meglio programmarlo al mattino a digiuno, almeno 30-60 minuti prima di colazione. In particolare i cibi ricchi di calcio — come latte, formaggi e yogurt — ostacolano l’assorbimento dell’ormone. È bene pertanto consumarli a distanza di tempo. Anche isupplementi di ferro ne ostacolano l’assorbimento e, quando sono necessari, andrebbero assunti dopo qualche ora dal farmaco. Esistono poi alcuni cibi che, indipendentemente dal contenuto di iodio, possono avere un’influenza negativa sulla tiroide. Sempre parlando di effetti negativi, si definiscono gozzigeni tutti quei nutrienti o inquinanti che alterano le funzioni tiroidee: broccoli, cavoli e altri vegetali appartenenti alla specie delle crucifere sono stati studiati poiché contengonoglucosinolati di varia natura, alcuni dei quali — come goitrina, nitrili organici e ioni tiocianato — ostacolano la captazione di iodio da parte della tiroide e l’inibizione della sintesi di ormoni, con conseguente aumento delle dimensioni ghiandolari; inoltre gli ioni tiocianato favoriscono l’eliminazione di iodio dalla tiroide. Altri cibi che sono in grado di influenzare la tiroide sono quelli contenentiglucosidi cianogeni: questi composti inducono ipertrofia o iperplasia della ghiandola tiroidea, con alterazioni delle funzioni e abbassamento dei livelli di ormoni tiroidei nel sangue. Questi glucosidi non sono dannosi solo per la tiroide, ma anche per il sistema nervoso, soprattutto nei bambini e se consumati in dosi elevate (0,5-3,5 mg/kg di peso corporeo) possono essere letali. Ne troviamo alte concentrazioni nelle mandorle amare, nelle armelline (semi contenuti nel nocciolo di albicocche e pesche), usati per il sapore amarognolo in pasticceria o per produrre liquori o sciroppi, ma anche nelle foglie e nei fiori di albicocco. Se l’assunzione di queste sostanze è elevata può dar luogo a diabete, malformazioni, malattie neurologiche e disfunzioni tiroidee quali il gozzo. In studi condotti su maiali si è evidenziato che l’intossicazione da cianogeni aumenta il glucosio nel sangue e diminuisce i livelli di ormoni tiroidei. Alcuni alimenti tropicali risultano particolarmente dannosi per la tiroide se non sono prudentemente lavorati. I germogli di bambù sono invece un alimento molto usato nel sud-est asiatico. Ricchi di proteine, vitamine, minerali, fibre e antiossidanti, contengono però anche cianogeni che devono essere rimossi nelle varie fasi di preparazione (ammollo, bollitura…). Anche il bambù può avere un effetto negativo sulla funzionalità tiroidea, tanto che in alcune regioni indiane, dove il consumo è elevato, c’è un’alta prevalenza di gozzo nonostante un’assunzione di iodio adeguata. Un importante micronutriente che, invece, è positivo per la funzionalità tiroidea è il selenio: è importante sia perché indispensabile per la formazione di ormoni tiroidei attivi, sia per l’attività antiossidante (attraverso glutatione perossidasi etioredoxina reduttasi) utile per la funzionalità della ghiandola in caso di tiroiditi autoimmuni e per la protezione dai radicali liberi che danneggiano le cellule tiroidee. Infine, bassi livelli di selenio sono stati associati a un maggior rischio di cancro alla tiroide.
Fonti:
Fonte:www.lascuoladiancel.it
News da giovedì 03 marzo 2016
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