Prodotti ortofrutticoli e inquinamento: quali pericoli?
| Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Giovanna Corona, biologo nutrizionista, sui prodotti ortofrutticoli e l’inquinamento
«Mangiare frutta e verdura cinque volte al giorno». Quante volte avremo sentito tali parole? A partire dai nostri genitori che ci spiegavano l’importanza di queste due tipologie di alimenti nella nostra dieta fino ad arrivare a biologi nutrizionisti, medici, televisione, giornali… Ed è vero, frutta e verdura forniscono quell’apporto di minerali, vitamine, antiossidanti e fibre che non riusciremmo a ottenere da nient’altro se eliminassimo questi cibi dalla nostra alimentazione. Possiamo essere sicuri di ciò che mangiamo? Ciò che preoccupa maggiormente, in quanto più diffuso e di impatto immediato, è l’inquinamento atmosferico, quello derivante dalle aree industriali, dallo smog delle città, dalle cattivi abitudini (dar fuoco senza controllo a materiali di scarto, sterpaglie e rifiuti), in quanto genera particolato che può depositarsi direttamente dall’atmosfera o attraverso le precipitazioni su frutta e verdura prima che vengano raccolte o sul suolo in cui crescono. Spesso si avanzano anche ipotesi di inquinanti contenuti nel suolo trasmessi attraverso le radici all’interno del vegetale. Poiché, quindi, le radici assorbono solo sostanze solubili in acqua, gli elementi di provenienza industriale che possono far temere un fenomeno di inquinamento e che possono trovarsi nelle piante sono: piombo, cadmio, rame, cromo, molibdeno, nichel, cobalto, stagno, zinco, manganese, selenio. Per quanto riguarda la componente atmosferica — ovvero i contaminanti che possono depositarsi su frutta e verdura per deposizione secca o umida dall’alto — il metodo più efficace è sempre quello dettato dalle buone prassi igieniche: lavare con acqua corrente e in maniera energica la superficie di tutti gli alimenti, anche quelli che devono essere sbucciati (per esempio le patate), in modo che non siano le nostre mani, che toccano prima la buccia e poi l’alimento, il veicolo di contaminazione. Laddove possibile (alimenti più duri e resistenti o quelli con buccia porosa o raggrinzita) aiutiamoci con una piccola spazzola. Il famoso lavaggio in ammoniaca è spesso consigliato, anche da professionisti, per limitare il rischio biologico. C’è da fare attenzione, però: l’ammoniaca può comunque essere fonte di rischio chimico, per cui dopo il bagno in ammollo va comunque operato il lavaggio sopra descritto, per eliminarne le tracce dalla superficie degli alimenti. In alternativa si può ricorrere a una soluzione di 1 litro di acqua, 1 cucchiaio di bicarbonato e qualche goccia di limone oppure una miscela con rapporto 2:1 di acqua e aceto, eventualmente arricchita con un po’ di limone.
Dottoressa Giovanna Corona (www.coronanutrizione.it)
Per approfondimenti:
Fonte:http://www.lascuoladiancel.it/
News da venerdì 11 settembre 2015
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